Polifemo, Ulisse, il ritorno a casa, l’amore per la Madre Terra e il Regno del Sole

by Federica Terrida


Febbraio 2020, Milano. Sono passate solo un paio di settimane dalla mia presenza a Milano come espositrice al Mipel e visitatrice a LineaPelle, due delle più importanti fiere internazionali del mondo del settore della pelletteria e della pelle, eppure sembra essere successo un’era fa. Il mondo è stato travolto da qualcosa che ha sostituito quella spada, che nei secoli passati gli eserciti di ogni dove brandivano tra le mani per soggiogare popoli e mutare gli eventi della storia.

E mentre osservo questo mio pensiero, ne prendo atto e ritorno indietro nel tempo, ricordando un racconto sulla mia bisnonna di origine viennese che sposò un ammiraglio veneziano. Mi interrompo perché forse vi chiederete cosa c’entra con le fiere internazionali ,ci arriviamo.

Torniamo a bisnonna e bisnonno, la loro storia d’amore durò il tempo di dare alla luce ben 4 figli, tra cui mia nonna paterna di nome Caterina, donna di grande cultura , scrittrice e poetessa che mi raccontava spesso, in quanto ne soffrì per tutta la vita, della perdita di sua madre, nel periodo della prima guerra mondiale a causa dell’influenza detta spagnola. Mi sembrava una storia così lontana, quasi surreale, il volto della nonna, mentre narrava, si rigava di lacrime e percepivo la sua profonda sofferenza, anche perché il suo dolore si acuì con l’arrivo di una “perfida matrigna”, che conferma come le streghe esistono e che le fiabe di un tempo, non tanto quelle moderne, che stanno stravolgendo i messaggi antichi, siano di grande insegnamento. Ma questa è un’altra storia.

Da lei imparai che guerra e malattia devastarono un mondo che era destinato a morire, lezione che nel corso dei miei studi si fece sempre più evidente.

Amando la lettura, tra un libro e l’altro, incontrai la Bibbia, il cui solo nome, se non venerato, evoca roghi, e il filosofo greco Platone, che il grande Raffaello, nel capolavoro “la Scuola di Atene” nella Stanza della Segnatura in Vaticano, volle rappresentare mentre indica con un dito il cielo, nel mostrare la via del Bene, gesto che dovrebbe indurre molti a riflettere. La narrazione del Diluvio Universale nella Genesi e del mito, raccontato dal filosofo greco, di Atlantide, continente oltre le colonne d’Ercole, spazzato via da un’inondazione di proporzioni epiche, sono fra i primi racconti della distruzione di civiltà e della nascita di altre. Non è certo questo il momento di approfondire con analisi storiche e filosofiche tale argomento, ma quello di cogliere metaforicamente che, ciclicamente accade sempre qualcosa che dovrebbe spingere l’uomo a svoltare verso l’evoluzione di se stesso e del pianeta. Scrisse Carl Gustav Jung “ in ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine c’è un ordine segreto” ed è dal caos che nasce da sempre l’opportunità del cambiamento e confesso che mi viene da pensare che siamo tutti in questa terra ora, affinché possiamo da un mondo che sta morendo farne sorgere un altro migliore.

Mettiamo che sia così, e allora ci chiediamo ma come si fa ora in questa situazione?

Immaginiamo un contadino che semina in autunno il grano, con grande amore e fatica, ma con soddisfazione. Il seme sotto la terra lavora, cresce, il contadino non lo vede, ma esso si fa forte e alla volta di giugno, se ha seminato grano raccoglierà grano, poco o molto, questo dipenderà dalle cure ed evidentemente dalle circostanze favorevoli, ma di sicuro non si aspetterà di raccogliere olive oppure pere. Ora immaginiamo il mondo, che ci nutre e di cui siamo i figli, essere un grande terreno fertile e pensiamo con che cosa l’umanità lo ha coltivato in questi decenni. Sono stati piantati molti semi di valori elevati, di amore, di consapevolezza e di buon senso oppure e piuttosto molti semi di avidità, superficialità, aggressività e inconsapevolezza? A ognuno la propria risposta.

Ma andiamo oltre e ricordiamo il grande imperatore Marco Aurelio, che in questo momento di importante trasformazione ci tramanda questa frase “ All’alba, quando ti svegli…, tieni sottomano questo pensiero : Mi sveglio per svolgere il compito di uomo”. Cosa significa svolgere il proprio compito di uomo mi chiedo, forse senza alcuna pretesa di verità è che ognuno crea quotidianamente se stesso con parole, gesti e azioni. Sembra un concetto semplice e banale, mentre invece è profondo ed essenziale per essere partecipi consapevoli della propria vita e per essere indispensabili traghettatori del cambiamento necessario così evidente in questo periodo. E sono i miti , le leggende che vengono sempre in aiuto di noi umani nei momenti di difficoltà e tra un racconto e l’altro l’immagine del Ciclope Polifemo e di Ulisse appaiono nei miei pensieri.

Scopro infatti, sempre leggendo, che Ciclope significa colui che vede limitatamente e che Polifemo significa quello che parla molto e si vanta di sé. E alla luce di questo, quanti Ciclopi dal nome Polifemo possiamo osservare oggi? Riflettiamo e continuiamo; nella caverna, prigionieri del Ciclope, i compagni di Ulisse vengono divorati da colui che vede limitatamente, mentre Ulisse, il cui scopo è il ritorno a Itaca, invece diventa Nessuno, acceca il gigante e riesce a fuggire. Analizziamo: inganna il gigante che tanto di sé parla e che può essere solo un gigante e agire come tale, mentre Ulisse/Nessuno cancellando sé e tutto ciò che lo ha limitato può essere altro, “inventare, creare e tentare qualsiasi cosa.”

Infondo Ulisse dovremmo essere tutti noi, sapere che non possiamo vivere in una caverna, attendendo di essere divorati dalla nostra cecità o quella degli altri e che per sfuggire e ritornare a casa, intesa come la magnificenza di noi stessi e della nostra nazione, è necessario cancellare l’inutile per poi ricostruire. E sono gli Spartani, veri guerrieri di volontà, che ci vengono in aiuto nel comprendere oggi più che mai che la tenacia e l’autodisciplina sono le virtù da coltivare per concretizzare il cambiamento, aggiungendo a questo una visione che implichi una mente lucida, un cuore capace di comprendere ciò che va oltre e mani laboriose. Forse abbiamo trascurato per troppo tempo il nostro potere di esseri umani e anche di nazione e abbiamo permesso ad altre, definiamole “forze”, di lasciarci degradare e allontanare da noi e dalla nostra “casa”. Forse si deve passare dalla paura al coraggio per tornare a casa come fa ET, che visitando la terra impara, trova amici, ma che con la sua frase “Telefono Casa”,indicando con il dito luminoso il cielo come il Platone di Raffaello, richiama a rientrare in noi. E forse se l’umanità in questi tempi imparasse proprio con l’applicazione quotidiana a essere il meglio di sé e comprendesse che il mondo riflette ciò che ognuno di noi crea, che dovrebbe essere luminosità, vitalità, eccellenza e nobiltà d’animo, forse il riflesso del nostro pianeta nell’universo non sarebbe quello di una Madre non amata, ma di Figli e Figlie che la proteggono e la difendono. Dei Guerrieri e delle Amazzoni che hanno la grande possibilità, che accade poche volte nel tempo, di creare un nuovo regno che possiamo definire del Sole. Gli antichi avevano compreso che la vita dipendeva dall’energia fornita dal sole e che fino a quando il sole sorgeva sulla terra la vita sarebbe continuata per sempre. Nell’antico Egitto il sole veniva raffigurato come un neonato salvatore, il suo nome era Horo e all’alba questo neonato sorgeva all’orizzonte. E’ la rinascita. La rinascita di noi, di una nazione e di un mondo diverso.

E tutto ciò con le fiere internazionali cosa c’entra, come ho scritto all’inizio.. è un’altra era. Sorpresi ? Credo di no.

Il futuro è da costruire senza Ciclopi e Polifemi, sapendo che possiamo essere Ulisse, con spartana volontà sapientemente mescolata a mente, cuore e mani per tornare, amando la nostra terra, nella vera eccellenza che si trova nella nostra casa e per costruire un nuovo mondo, ricordando un proverbio ora più che mai essenziale : il silenzio è d’oro.